perché gamberi?

Perche’ Gamberi

Gamberi. Festival delle Acque a Comano nasce dalla volontà di un gruppo di giovani che amano il territorio in cui vivono. Guardano in avanti i Gamberi di Comano, guardano al futuro e alle sfide delle loro acque. Come farlo? Con un Festival.

Per la valle delle Giudicarie Esteriori (Trentino) l’acqua è una risorsa da sempre, per il turismo legato alle cure termali, per l’energia delle proprie case, per l’agricoltura e l’allevamento locali, per la terra e l’eccellenza dei suoi prodotti enogastronomici, per la ricchezza in biodiversità di un intero paesaggio. L’acqua è un bene da tutelare, per il benessere degli stessi abitanti. 

Gamberi ha origine dalle attività di Fare Un Paese, un’associazione nata dalla comunità di Ponte Arche (Comano Terme)  per promuovere lo sviluppo sia della loro frazione che della loro valle. L’idea del Festival nasce da un incontro, a dir poco curioso, si rifà a una proposta dell’associazione in una domenica estiva del 2022, in cui si è svolta  un’attività di citizen science dedicata agli indicatori di qualità delle acque, assieme ad una biologa sul fiume Sarca e sul torrente Carera. Questo primo incontro con i piedi nelle acque delle Giudicarie ha fatto nascere delle prime considerazioni sulla necessità di tutela di questa fondamentale risorsa, sulla sua valorizzazione e sull’importanza di considerare l’acqua quale “oro blu”, considerati anche gli ultimi anni di siccità in un territorio che da sempre ha percepito l’acqua come una certezza. 

Sfide importanti, sfide correnti e sfide future. 

Ecco la necessità di un Festival per parlarne con tutti, di coinvolgere tutti. 

Gamberi è oggi promosso dalla Cooperativa La Fonte, dall’Ecomuseo della Judicaria, dalla Pro Loco Ponte Arche e dall’Associazione Fare un Paese, unendo sostenitori da tutto il territorio circostante. 

 

Gamberi, un nome curioso per un Festival?

In questi territori di montagna, i gamberi d’acqua dolce sono un animale quasi mitologico, in tantissimi li ricordano nei racconti dei propri nonni. Ampiamente diffuso e quindi ben conosciuto dalle comunità locali fino agli anni ‘50, il gambero di fiume veniva allevato in Trentino e nelle Giudicarie Esteriori. 

Sono numerose le testimonianze della coltura del gambero, una in particolare, quella lasciata attraverso gli affreschi dei Baschenis, una famiglia di abili pittori itineranti originari della bergamasca che hanno lavorato nel Trentino occidentale dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento. Tra la grande varietà di affreschi che sopravvivono in chiese e cappelle del territorio, si ricorda ad esempio, “L’Ultima Cena” proprio nella Chiesa di Santi Rocco e Sebastiano a San Lorenzo in Banale, che raffigura una tavola imbandita di gamberi.

Nel tempo questo animale, piccolo e verdognolo, è andato via via riducendo la sua presenza fino a divenire quasi del tutto sconosciuto alle nuove generazioni

Il gambero di fiume ( A. pallipes)  è comunque, per dimensioni, il maggiore rappresentante dei macroinvertebrati dei corsi d’acqua e dei laghi del Trentino, un elemento di estrema rilevanza per il mantenimento dell’equilibrio degli ecosistemi acquatici.

Esiste ancora oggi, lo dimostrano diversi studi della Provincia Autonoma di Trento, ma dove si nasconde? Fortunatamente è stata accertata la presenza di diverse popolazioni di gambero di fiume diffuse in otto bacini idrografici trentini tra cui anche il Sarca. 

I gamberi, oggi, si ritrovano in aree isolate che ancora conservano un certo grado di naturalità, mentre sono quasi del tutto scomparsi dai grandi fiumi di fondovalle, a causa l’impatto dell’inquinamento, delle attività antropiche e della diffusione di specie aliene invasive.

Un piccolo animale che con sé porta tradizione, storia, tutela ed uno specifico obiettivo.

“L’Ultima Cena”, affresco nella Chiesa di Santi Rocco e Sebastiano a San Lorenzo in Banale, raffigurante una tavola imbandita di gamberi.